La seduzione della Freisa
Vitigno dalle origini antichissime, la Freisa era già conosciuta agli inizi del ‘500 anche se i primi scritti sulle sue sperimentazioni risalgono solo al ‘700. Fra le uve a bacca rossa piemontesi di qualità, Vajra ne offre la sua più intima versione con il Kyè (ovvero ‘chi è’), un nome che racchiude in sé lo stupore di ritrovarsi di fronte ad una varietà ancora, ingiustamente, troppo sotto traccia e scoprire, sorprendentemente, la sua bontà. Da uve 100% Freisa allevate nel vigneto di San Ponzio, su un terreno argilloso nel quale affonda le radici una delle vigne più vecchie della famiglia Vaira, questa Freisa affina tra i 12 e i 18 mesi in un mix di botti di rovere di Slavonia e barrique ed è un vino che racchiude tutte le caratteristiche del vitigno autoctono: fiero, indomabile e robusto.
Molto scuro nel tono rubino, questo vino si apre lentamente a cupi e complessi refoli speziati di pepe bianco e anice stellato, poi tabacco e liquirizia che si alternano a more e mirtilli in confettura. Assaggio ricco, gustoso, succulento: c’è vigore, carattere e concentrazione, con tannini fitti e di nobile fattura, coadiuvati da un’incantevole freschezza. Un vino affascinante che nulla ha in meno rispetto a vini ben più blasonati.
Con agnolotti di carne al sugo ma anche una costata alla griglia.